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Pagina realizzata da Stefano C.L. Pederzani.
Pagina aggiornata: 28/10/2015.
Per ogni informazione scrivere a:
stefano.pederzani@tiscali.it
Il basso elettrico ANGASA è l'evoluzione naturale di un
esperimento che sto conducendo da anni, e che si è sviluppato intorno
alla realizzazione di un basso di nome GUAPPO.
Il GUAPPO aveva un manico di alluminio armato con doppio traferro,
senza paletta e con tendicorde al capotasto. La tastiera fretless era
costituita da una piastra di ottone di 4mm di spessore.
Nella prima versione la cassa era stata costruita con rottami di ferro,
dimostrando un enorme sustain e pulizia del suono.
Le meccaniche sperimentali, cuore del GUAPPO, erano il primo tentativo
di blocchetti trainati da viti, più o meno come adesso.
Successivamente la cassa, per motivi di praticità era stata realizzata
in legno, con una forma abbastanza classica, con le corna. Questo ha privato
le sperimentazioni successive del fattore cassa in ferro concentrando
l'attenzione sul manico in alluminio e sulle meccaniche.
Purtroppo ci sono stati seri problemi di bilanciamento, a causa del manico
molto pesante, soprattutto per la spessa tastiera in ottone.
La larghezza massima della piastra di ottone disponibile ha limitato
anche l'interasse delle corde a 14mm al ponte. Faccio notare che questa
misura, nonostante sia comodissima per suonare, è completamente fuori
dagli standard di ponti, pick-up e quant'altro sia legato all'interasse corde,
rendendoli introvabili.
Volendo mettere a posto le cose una volta per tutte ho fatto diverse considerazioni. I primi punti che seguono sono i fondamentali:
Comiciamo con la struttura in metallo. Nelle figure 1 e 2 abbiamo i pezzi del tendicorde. In questa fase le corde venivamo montate con il pallino dalla parte delle meccaniche, dietro al ponte, mentre dalla parte del capotasto venivano legate sul blocchetto, che per questo è largo 15mm.
Nelle figure dalla 3 alla 10 vediamo la cassa con già manico e
tastiera montati, da diverse angolazioni.
Queste foto sono state scattate mentre si effettuavano le verifiche di
allineamento del manico al ponte con uno spago al posto della prima e
dell'ultima corda.
Andiamo ora a costruire la cassa di legno intorno a quella di ferro. Per
questo sono state a lungo selezionate delle tavole. Sono state ben piallate e
scelte una per una nell'incollaggio dei tre strati. Questo perché le
misure laterali devono essere sufficienti per la sagoma che poi andrò a
ritagliare.
Nelle figure 11 e 12 si vedono i morsetti che fissano lo strato inferiore.
Figure 13 e 14: ecco la cassa in legno pronta per essere ritagliata.
Figura 15: la cassa in legno durante il segaggio della forma esterna.
Notare i supporti che sono serviti per disegnare la cassa su legno. Sono
serviti per il centro del compasso. Il cerchio della pancia,
i centri delle corna e due supporti laterali per gli archi di congiunzione
tra le due curve.
Figura 16: la cassa in legno completato il segaggio della forma esterna (corna
escluse) in un'unica soluzione.
Sono stati tagliati via i supporti laterali per gli archi di congiunzione
tra le due curve.
Figura 17: la cassa in legno completato il segaggio delle corna.
Sono stati tolti tutti i supporti per il compasso.
Figura 18: verifichiamo che la cassa in ferro si incastri nella cassa in
legno. Tutto OK.
Figura 19: rimossa la cassa in ferro, continuiamo a lavorare sulla cassa in
legno. Ecco una foto dopo aver smussato gli spigoli (faticoso!).
Figura 20: verrebbe bene dipinta di verde (come il GUAPPO)?
Figura 21: altra foto dopo smussatura degli spigoli.
Figura 22: ho preparato un verde un po' povero di giallo, perché con
l'inevitabile ingiallimento della coppale, si sarebbe corretto da solo.
Ho diluito la vernice ed ho ottenuto quello che io chiamo
"colorante", ossia una vernice molto, molto diluita per colorare il
legno prima della coppale che lo proteggerà.
Figura 23: la cassa in legno verniciata con la coppale. Ha recuperato un po'
di giallo,effettivamente, ed il verde è più allegro.
Figura 24: ma torniamo al core del basso. Qui la scatola con
l'elettronica, passiva, è avvitata alla cassa in ferro, ma la
placchetta di alluminio si avviterà solo al legno, quindi per adesso
non può essere fissata.
Forse un particolare da correggere?
In questa foto vediamo il set di pick-up single-coil + single-coil marca
Entwistle, già montati ed allineati con il sistema dello spago.
Figura 25: la versione 2.0 del manico in alluminio, visto da sotto.
La struttura, armata con due barre filettate da 5mm, regge bene.
È fastidioso il vuoto tra i profili dove si può incastrare il
pollice. Devo dire che, in questo modo, non c'è un miglioramento
rispetto al vecchio manico. Quello era tutto dritto, ma era scorrevolissimo
per il pollice.
Figura 26: Una bella immagine del basso completamente montato.
Qui vediamo il poggiapollice nel primo tentativo di posizionamento: subito
sopra alla piattina di alluminio che fissa la cassa di ferro a quella di
legno. In questa posizione il poggiapollice si rivelerà troppo in alto,
specialmente per le prime corde.
Figure 27 e 28: Parliamo un po' delle meccaniche.
Qui abbiamo un tentativo minimale costruito da blocchetti piccolissimi
trainati da viti di 3mm. Il filetto delle viti di 3mm è ovviamente
più stretto di quelle di 4mm di diametro, e questo comporta una
maggiore "morbidezza" di accordatura.
Tuttavia questo piccolo vantaggio non è assolutamente sufficiente
per raggiungere la tensione desiderata delle corde, quando le viti si
rivelano tanto dure da dover essere girate con una chiave.
La spiegazione sta nel fatto che questo meccanismo non garantisce alcun
vantaggio fisico: la vite del traino deve tirare con una forza P = R
ossia la potenza è uguale alla resistenza della corda.
Nelle meccaniche a pirolo, invece, il rapporto degli ingranaggi tra chiavetta
e pirolo è molto vantaggiosa. Una leva di secondo grado, sempre
vantaggiosa, sarebbe utile se si potesse usare.
Figura 29: un problema fastidioso era dato dalla legatura delle corde al
tendicorde presso il primo capotasto. La sperimentazione sulla chitarra
elettrica aveva esposto una operazione abbastanza brigosa, ma tutto sommato
accettabile.
Ora che ho provato con le grosse corde del basso, ho visto che si tratta di
una pratica da abolire. Come se non bastasse, la legatura tende a creare
angoli troppo acuti nelle corde, che spesso portano a spezzarle.
Siccome questo non accade con le meccaniche a piroli, ho dedotto che
arrotolare una corda intorno ad un cilindro sia molto più sano.
Figura 30: La bobina sperimentale. Si tratta di un tubo di alluminio del
diametro di 10mm con 4 coppie di fori, in modo da poterlo infilare nella
"fionda" montata sul blocchetto, in 4 posizione diverse.
Il blocchetto è stato allargato per ospitare due viti da M3x25 che
costituiscono la "fionda".
Funziona in questo modo: per prima cosa si infila la corda dalla cima del
manico, lasciando là il pallino e portando al ponte il capocorda.
C'è un foro passante al centro del cilindretto predisposto per la
corda. Una volta bloccata, si arrotola il più possibile tenendola tesa
con le mani, come se arrotolasse una meccanica a pirolo. Quando accorciando la
corda il cilindretto arriva in prossimità del blocchetto a fionda,
si infila nelle viti della fionda utilizzando la coppia di fori più
vicina.
Durante questa operazione il blocchetto si trova completamente allentato,
verso il ponte. Quando si andrà a tirare la vite per accordare,
comincerà il solito assestamento delle spire. Dopo qualche tempo,
sarà necessario allentare del tutto il blocchetto e riposizionare il
cilindretto facendo qualche frazione di giro in più. Avendo quattro
coppie di fori, il cilindretto può ruotare in multipli di
90o, rendendo molto fine la regolazione delle spire.
.
Figura 31: ho risolto il problema del manico. Con questa struttura mantengo
coperta la parte posteriore, senza nulla togliere ai profili laterali
inclinati, che conferiscono la forma trapezoidale.
Tra l'altro è aumentato di 2,5mm l'altezza del manico all'attacco, cosa
che mi fà comodo poiché dopo aver messo a posto il ponte, mi
sono reso conto che era un po' alto. Se non si alzava il manico, avrei dovuto
rifare daccapo la base su cui si avvita il ponte, per averla più
bassa.
Sto ancora verificando la stabilità del manico a corde montate.
Intanto prosegue la sperimentazione sulle meccaniche...
In figura 32 vediamo i quattro cilindretti con le 4 corde montate. La seconda
corda è troppo corta. Anche se sembra OK, accordandola, cede.
In figura 33 vediamo i quattro cilindretti con le 4 corde montate. La seconda
corda è stata sostituita. Adesso si può accordare.
A volte il cilindretto arriva troppo in fondo (nella foto la terza corda).
Può succedere subito dopo il montaggio delle corde come dopo molto
tempo. Questo tende ad accadere quando le spire si compattano. Col tempo,
inoltre, anche le corde cedono e quindi tendono ad allungarsi leggermente.
Nel tentativo di accordare, il supporto filettato del cilindretto arriva
vicino al limite, magari non si arriva nemmeno ad accordare perchè il
blocchetto batte contro il fondo.
Ogni qualvolta il cilindretto arriva troppo in fondo, si può allentare
completamente la vite del traino, portando il blocchetto-cilindretto nella
posizione più vicina al ponte. A questo punto sfilare la bobina,
arrotolare la corda di 1/4 di giro o più, e
reinserire il cilindretto nella fionda sfruttando i fori più adatti a
tendere la corda.
Poichè il cilindretto è 10mm di diametro, la circonferenza
è 10 π ~= 31,4mm. Un quarto di giro significa circa 8mm di
spostamento. Quando procederemo di nuovo all'accordatura, ci saranno 8mm
in più prima che il supporto batta contro il fondo.
In figura 34 vediamo il tendicorde a blocchetto, costruito per legarci le
corde, utilizzato come un normale tendicorde al quale fissare le corde dal
lato del pallino.
Questo adesso può essere sostituito con un tendicorde più
semplice.
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